IN TRENO


Marta chiamò una seconda volta e il treno si fermò. La donna che Marta aveva chiamato era seduta di fronte a me nello scopartimento di seconda classe, su un treno partito da Milano alle dieci del mattino e diretto a Zurigo. Era una donna con un voce rauca e un forte accento lombardo che le stringeva la mascella risaltando le piccole rughe intorno alle labbra. Doveva essere una fumatrice pensai. Aveva un volto interessante anche se screpolato dal vento con due rughe profonde tra le sopracciglia. Un volto che sembrava sia giovane che vecchio, segno o di noncuranza oppure d’indipendenza dalle cose che le donne, di solito, ritengono necessarie: il trucco, le maschere di bellezza, la crema giorno e la crema notte. Forse lei si spalmava solo di crema nivea comprata al supermercato. Se il volto mi parve interessante quello che disse durante la conversazione con Marta lo annotai in un taccuino, di fretta perché non perdessi neanche una parola. Non so cosa mi spinse a spiare quella strana conversazione eppure lo feci, forse fu la parola cane, oppure pastiglia, forse fu solo la sua voce. Qui di seguito riporto la conversazione parola per parola.

«Marta come sta il cane? Poverino la prossima volta lo prendo con me.

Marta lascia perdere, hai solo bisogno di mare, di tanto mare. Ma al cane hai dato le pastiglie blu o quelle rosa? Perché quelle rosa sono troppo forti.

Sì, lo so Marta. Dai arrivò presto. Comunque hai fatto bene a dirgliene quattro a loro. Tu scrivi gli articoli e loro si prendono tutto il merito.

Marta vada come vada fregatene. Marta stavi bene da Olgiati, solo che Olgiati non ti valorizzava. Vedrai che troverai qualcosa di nuovo. Ti ho preso dei biscotti comunque, pochi, perché so che non ti piacciono.

Marta mi senti? Che succede? Il cane sta bene? 

Ho capito Marta però hai fatto bene a dirgliene quattro a quello tatuato. Ma la strega era lì quando gli hai parlato?

La tua capa no. Ah non c’era. Sempre in viaggio quella pur di non lavorare. Ma fino a quando durerà? Tu Marta hai fatto bene, cercati intanto un altro lavoro.

E domani prenditi un giorno di libero, digli che sei malata. Ti presto il cane se vuoi, anche se dev’essere già triste perché oggi l’ho lasciato solo.

Ah no, ma non va bene, prendono il tuo lavoro e lo spacciano per il loro. E anche tu ti senti demotivata no. 

Ma sai che si è bloccato il treno. Sì, fermo. Sai che vuol dire fermo. Sì, fermo. Ma ti rendi conto.

Comunque a casa, se tu hai fame, ho fatto uno spezzatino. Te lo scaldi e te lo mangi. E poi lasci il cane a casa e vai a farti un giro. 

Non so che fare di più Marta. Ma ti rendi conto che il treno è bloccato. Sai che vuol dire bloccato? Sì, bloccato. 

Quando esci prendi il guinzaglio lungo. Marta vedrai che ce la farai. Una volta il cane stava così male che l’ho portato d’urgenza dal veterinario. Non sai come ho sofferto. Sai che vuol dire sofferto.

Un giorno vieni a casa. La casa e pulita ha le lenzuola e il letto. Ma perché non vuoi venire? La casa è pulita. Pensaci un pò. Ma prima di Pasqua perché poi ho da fare con il cane e le piante. Dai vieni che ti prendi l’aria di campagna. Due, tre giorni. E poi mi faccio aggiustare le piante. Dai Marta vieni, tanto la casa è pulitissima, i letti ci sono, non manca nulla.

Ma lo sai Marta che siamo ancora fermi. Non so che cosa sia successo? E pensare che corsa ho fatto per prendere il treno e invece niente siamo bloccati qua. Non so come mai. Non hanno annunciato nulla. Speriamo che non si è guastato. Vedo che gli altri treni vanno. Strano. Strano. 

Ma tu adesso te ne vai a casa? Comunque questa tua capa se non ti vede domani che penserà? Ma il tatuato quindi ti ha scritto? Dai Marta veramente. Meno male che ti sei data da fare. Chissà che giochetti stanno facendo. 

Marta ti ho preso anche i funghi. No Marta non ho preso le salsicce. 

Quando vedrà che non ci sei domani capirà. Quella donna è una disgraziata. Hai fatto bene, alla fine dice un sacco di balle e fa i giochetti con te.

Venerdì? Eh meglio per te. Tutto accade necessariamente. Bene meglio così.

Marta ascoltami, tutto accade necessariamente. Marta ma non passa nessuno. Che disastro Marta, non passa nessuno a chi posso chiedere. Le persone sono tutte tranquille. Nessuno dice nulla. Non sarà grave. 

Ma sì Marta vieni in Italia che trovi tante cose. Lo sai che tanti negozi hanno chiuso a Varese. C’è la crisi Marta. Comunque tu qualcosa in Italia la trovi. Io intanto vedo se arriva qualcuno. Ma non arriva nessuno Marta. Ma la Giulia l’ha passato quel colloquio? Ah non lo sai. Dai dai che ha fatto bene, se ne frega quella. Anche tu fregatene. 

Aspetta. Aspetta Marta. Ha parlato in tedesco e non ho capito niente. Non lo so. Entschuldigung ho capito. Non so cosa ha detto in tedesco. Solo Entschuldigung. 

Ma che ne so Marta, tutti gli altri sono zitti e tranquilli. Ma Marta perché non parte? Marta tu che capisci il tedesco che ha detto? Se lo ripete te lo faccio sentire. Apro l’altopolante

Sì, ti sento. Che cosa c’è? Ma fai bene. Oggi cos’è mercoledì? Vai esci Marta divertiti. Prendi il cane Marta che ti fa bene stare vicino a lui.

Ma Marta non pensarci quella è ricca. E poi è raccomandata Marta, non è possibile altrimenti. Ma perché non vai a quel ristorante vicino al negozio dove hai comprato la camicetta. I cani li fanno entrare. Eh Marta il treno è ancora fermo. 

Entschuldigung e non ho capito niente. 

Sai che faccio adesso Marta, ti lascio. Vado a chiedere. Provo a chiedere e poi ti richiamo più tardi. Ammenoché non stai in linea un attimo e io chiedo. Ma no invece vai Marta. Vai con il cane che io qui ho capito solo Entschuldigung».

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